Contro il bullismo
Il mese di aprile è il mese scelto da Telefono Azzurro per la campagna di sensibilizzazione rispetto al tema del Bullismo. Nonostante l’attenzione verso il fenomeno sia alta, quantificarlo non è semplice. Quello che però emerge è che si tratta di un fenomeno in continua crescita e dalla forma cangiante. Assume forme peculiari in funzione del target di età, del genere (i maschi mettono in atto prevalentemente azioni di bullismo diretto, colpendo indifferentemente sia maschi che femmine; le femmine utilizzano forme di bullismo indiretto prendendo di mira principalmente altre coetanee femmine) e della cornice socio-culturale (negli ultimi anni crescente è il fenomeno del “bullismo rosa” ed il cyberbullismo).
Ma cosa intendiamo con il termine bullismo?
Il bullismo viene definito come una forma di oppressione fisica o psicologica messa in atto da una o più persone (bulli) nei confronti di un altro individuo percepito come più debole (vittima); è caratterizzato da intenzionalità, sistematicità e asimmetria tra gli individui coinvolti. E’ intenzionale perché il comportamento aggressivo viene messo in atto volontariamente e consapevolmente. E’ sistematico perché reiterato nel tempo, è quindi continuativa e persistente. E’ asimmetrico in quanto si instaura in una relazione interpersonale fondata sulla disuguaglianza di forza e potere (fisico o psicologico) tra il bullo e la vittima.
Il termine si riferisce al fenomeno nel suo complesso e include i comportamenti del bullo, quelli della vittima e anche di chi assiste (gli osservatori). E’ possibile distinguere tra bullismo diretto (che comprende attacchi espliciti nei confronti della vittima e può essere di tipo fisico o verbale) e bullismo indiretto (che danneggia la vittima nelle sue relazioni con le altre persone attraverso atti come l’esclusione dal gruppo dei pari, l’isolamento, la diffusione di pettegolezzi e calunnie sul suo conto, il danneggiamento dei suoi rapporti di amicizia). Quando le azioni di bullismo si verificano attraverso Internet o attraverso il telefono cellulare si parla di cyberbullismo.
I protagonisti sono bambini e ragazzi (per lo più in età scolare) e il contesto nel quale con maggiore frequenza vengono consumati questi atti aggressivi è quello scolastico.
Quali conseguenze ha il bullismo?
È bene precisare che gli atti di bullismo lasciano il segno non solo sulla vittima, ma anche su bulli ed osservatori. Le conseguenze possono essere di varia natura ed entità e possono assumere forme differenti nel breve e nel lungo termine.
Nelle vittime si osservano frequentemente nel breve termine somatizzazioni (manifestarsi del disagio attraverso sintomi fisici quali mal di pancia, mal di testa), alterazioni dei ritmi sonno-veglia (sonno tormentato da incubi) e problematiche ansiose (attacchi di panico, fobia scolare), alla lunga invece tendenza alla svalutazione, insicurezza, problemi sul piano relazionale.
Nei bulli è comune rilevare calo del rendimento scolastico, difficoltà relazionali e disturbi della condotta nel breve termine, nel lungo periodo invece possono definirsi veri e propri comportamenti antisociali e devianti nei vari contesti di vita.
Negli osservatori infine aumenta l’incidenza di fobie ed ansia sociale e si riducono considerevolmente le capacità empatiche.
Cosa è possibile fare per contrastare questo fenomeno?
La strategia migliore è la prevenzione. Prevenzione che passa attraverso l’educazione e la formazione, che passa attraverso interventi scolastici e domestici finalizzati alla conoscenza reciproca, al favorire l’autostima, all’insegnare il rispetto per l’altro e per il diverso e all’insegnare ad affrontare in modo costruttivo i conflitti.
Nei contesti nei quali i fenomeni di bullismo sono presenti è fondamentale riconoscere ed intervenire. Per riconoscere è indispensabile ascoltare ed osservare i bambini e i ragazzi. L’intervento deve essere tempestivo, condiviso e coerente nei vari contesti di vita: genitori ed insegnanti devono comunicare e si confrontarsi in caso di presenza di un disagio più o meno marcato.
Anche i bambini e ragazzi hanno un ruolo attivo e devono giocare un ruolo attivo. Per la vittima non è facile reagire alle prepotenze. La vergogna, la paura di essere definiti deboli o delle spie nel caso si chieda aiuto sono forti deterrenti. È invece cruciale chiedere aiuto, parlare con un adulto e chiedere il supporto dei compagni…è cruciale non isolarsi