HIV: come può intervenire lo psicologo?
Lo psicologo spesso si trova a misurarsi con pazienti che portano un disagio psicologico secondario al riscontro di una patologia organica. Ne sono esempi gli interventi psicologici studiati e messi in campo per pazienti con infezione da HIV o AIDS.
Il virus da immunodeficienza umana, conosciuto come HIV causa un’infezione responsabile del danneggiamento più o meno marcato delle difese immunitaria. Il virus rende quindi estremamente vulnerabile l’organismo.
Come si trasmette il virus HIV? La trasmissione avviene per contatto diretto con il sangue o con i liquidi corporei di soggetti infetti. Comunemente il contagio avviene scambiandosi aghi o avendo rapporti sessuali non protetti con una persona infetta. Un neonato può contrarre l’HIV dalla madre che è infetta.
Esistono stadi differenti dell’infezione? Sì. Ne vengono solitamente identificati 4 ciascuno dei quali si connota per peculiari segni e sintomi: 1) incubazione: totalmente asintomatico dura mediamente da 2 a 4 settimane dal momento del contagio; 2) infezione acuta: si connota per sintomi simil-influenzali quali febbre, ingrossamento dei linfonodi, mal di gola, manifestazioni cutanee di vario genere, dolore muscolare, malessere generalizzato; 3) periodo di latenza: totalmente asintomatico può durare dalle 2 settimane ai 20 anni ed oltre; 4) AIDS.
Come intervenire?
Per il trattamento di infezioni da HIV è solitamente prevista una combinazione di farmaci con una duplice azione: da un lato inibire la crescita del virus dall’altro ridurre la probabilità di trasmissione del virus stesso.
Accanto ai segni e sintomi fisici può presentarsi disagio psicologico e veri e propri quadri psicopatologici. È quindi importante prendere in considerazione la possibilità di un intervento psicologico che può assumere forme e caratteristiche differenti.
Per semplificare possono essere identificate 3 macro-aree sulle quali intervenire:
– sostegno alla diagnosi e gestione della reazione ad essa: è utile riflettere su cosa accade nel paziente a partire dal momento in cui la diagnosi viene comunicata;
– percezione di malattia: provare a descrivere cosa è l’infezione, provare a reificarla, renderla concreta;
– riflessione sulle ripercussioni che il riscontro dell’infezione ha avuto su dimensioni peculiari della vita del paziente quali dimensione 1) lavorativa, 2) sociale, 3) intima, 4) familiare, 5) della salute, 6) emotiva.
Laddove una approfondita valutazione mettesse in luce la presenza di specifici quadri psicopatologici si rivela essere necessaria la definizione di un intervento mirato su di essi.