Aiutare chi non vuole essere aiutato
Nella pratica clinica spesso accade che arrivino richieste di aiuto per conto terzi. È possibile che in studio si presentino fidanzati, parenti o amici spinti dal desiderio di supportare e dare una mano ad una persona vicina che soffre di un disagio o disturbo psicologico ma si rifiuta di riconoscerlo.
Il disagio o disturbo di cui si fanno portavoce può essere di differente natura, possono essere problematiche depressive, ansiose, alimentari, relazionali, sociali, lavorative…
Perché si arriva a chiedere una consulenza?
Spesso si arriva a chiedere una consulenza perché esasperati e perché concretamente non si sa più che fare per far ragionare il proprio congiunto ed aiutarlo ad ammettere l’esistenza di un problema che necessita di essere affrontato.
A cosa può servire rivolgersi ad uno psicologo?
La consulenza ha differenti focus di azione …
– aiuta il congiunto a misurarsi ed accettare il senso di impotenza che discende dall’ammettere di non essere in grado di aiutare da soli il proprio caro;
– aiuta ad inquadrare meglio la situazione problematica e a mettere ordine in un momento particolare, di confusione e caos difficilmente gestibile;
– aiutare il congiunto a comprendere ed accettare che la persona che avrebbe bisogno di aiuto potrà cambiare e risolvere i suoi problemi solo se lo vuole lei stessa;
– aiutare i congiunti a continuare ad investire su di sé dal momento che spesso accade che la propria vita venga messa in stand by per cercare un modo di aiutare il proprio caro.