Sindrome della capanna?
Fase 2
In questi giorni risuona spesso sui media l’espressione Sindrome della capanna…ma cosa si intende?
Dopo aver prestato attenzione ad una fascia di popolazione molto sensibile, i bambini (qui), allarghiamo oggi il nostro focus di attenzione.
La fase 2 sta riportando più o meno tutti, lentamente, ad una normalità.
Ritorno al lavoro per alcuni, prime uscite al parco e visite ai congiunti per altri dopo due mesi di lockdown.
Per molti, però, questo ritorno alla normalità è tutt’altro che semplice e piacevole. Secondo le stime della Società italiana di psichiatria (Sip), “sono oltre un milione gli italiani colpiti dalla ‘sindrome della capanna’ che, in individui predisposti, aumenta il rischio di sviluppare psicopatologie e disturbi dell’adattamento”.
Cosa intendiamo per “sindrome della capanna”?
Con Sindrome della capanna facciamo riferimento allo stress eccessivo che ci assale davanti alla prospettiva di lasciare la sicurezza della propria casa e tornare alla normalità precedente.
Dopo mesi di quarantena c’è chi vive l’ansia di riprendere i ritmi precedenti, chi ha paura di uscire, chi ha scoperto che la vita in casa non è poi tanto male come si pensava all’inizio. Le nostre case sono diventate un rifugio, ci hanno tenuto al sicuro dal coronavirus ma anche lontani dal mondo, la cui routine spesso ci stressa.
Cosa può alimentare la Sindrome della capanna?
Un fattore che può giocare un ruolo è la fatica ad accettare che i propri riferimenti sono mutati: uscire significa prendere atto di com’è cambiato il mondo che si conosceva: città semi deserte, negozi chiusi, persone con mascherina e guanti. La nuova realtà può disorientare.
Altro elemento da non sottovalutare è il senso di inadeguatezza che può generare l’idea di sentirsi a disagio in una situazione che prima era percepita come la normalità. Non solo la realtà intorno a noi è cambiata ma questa situazione stressante ha cambiato anche noi, il nostro modo di comportarci e vedere le cose.
Come comportarsi?
Il ritorno alla normalità deve…
- …avvenire all’insegna della gradualità, allenandosi giorno per giorno.
- …alimentarsi del riconoscersi ed investire sulle proprie capacità. Se lo vogliamo, siamo perfettamente in grado di non tornare ai vecchi collaudati schemi e mantenere parte di quella nuova routine a cui ci siamo abituati di recente.
- …radicarsi su un cambiamento di prospettiva: eliminare pensieri negativi e catastrofici, allenarci al pensiero positivo.
- …essere guidato dal principio dell’essenzialità: teniamo con noi cose, persone, situazioni importanti e lasciamo andare ciò che non lo è, non lo è più o non lo è mai stato.
Infine, ricordiamoci che nessuno si salva da solo quindi se lo riteniamo necessario facciamo affidamento alla nostra rete sociale o a professionisti del settore.