Sindrome della capanna e bambini
Sindrome della capanna ed età evolutiva
Nel nostro blog abbiamo parlato di Sindrome della capanna (qui)
Con il termine Sindrome della capanna ci riferiamo alla paura della ripartenza, al disagio, insicurezza e confusione provati nel fare i conti con un nuovo ritmo di vita, con i cambiamenti, con i luoghi che prima erano familiari e che oggi viviamo quasi come lontani ed estranei a noi.
Per alcuni il fantasma del virus aleggia ancora nell’aria, il potenziale rischio di contagio è dietro l’angolo e l’altro è visto come potenziale untore. La diretta conseguenza è un maggiore stato di allerta ed una maggiore attenzione ad ogni segnale che proviene dal contesto intorno a noi. La prolungata esposizione a stimoli di pericolo e di rischio per la nostra salute ha lasciato dei segni profondi in noi adulti, ma anche nei più piccoli (qui abbiamo parlato di bambini e fase 2) e ce ne siamo resi conto nel momento in cui è arrivato il tanto agognato momento di mettere il naso fuori casa.
Molti sono i bambini che non vogliono uscire di casa, che si accontentano delle interazioni virtuali con amici e figure di riferimento perché non vogliono interagire con gli altri fisicamente. Molti sono i bambini che alla paura del contagio aggiungono la paura che le persone cui vogliono bene possano essere contagiate, in primis i nonni.
Come aiutare i bambini ad affrontare la Sindrome della capanna?
Come per gli adulti il ritorno alla normalità deve essere graduale e deve fare leva sulla loro elasticità e dinamicità mentale, sulla loro creatività. Fondamentale è ripartire dai luoghi più familiari e conosciuti.
Investire sulla comunicazione è l’aspetto chiave:
- La comunicazione deve essere chiara ed univoca. Il piano verbale e non verbale devo essere coerenti. Non basta dire andrà tutto bene, non bastano le parole perché i bambini sono attenti osservatori. È fondamentale essere rassicuranti a livello non verbale…i bambini colgono la tensione muscolare, la velocità dell’eloquio, il tono della voce, la mimica, i movimenti corporei. Di fronte all’incoerenza rimangono in allerta perché la situazione non è chiara e non capiscono se gli viene detta la verità.
- Creare uno spazio di dialogo protetto nel quale dare la possibilità di confrontarsi con le loro paure. Non eccedere nelle rassicurazioni ma aiutare il bambino a riacquistare fiducia nell’ambiente che lo circonda, nelle proprie risorse e capacità personali. È importante ascoltarli, farli parlare, stimolarli e trovare insieme risposte per sperimentare autoefficacia nella gestione di una situazione problemica.
- Creare uno spazio esterno per dare voce al loro mondo interiore. Può essere utile farli disegnare, giocare, scrivere, tirar fuori ciò che hanno dentro. Si deve stimolare la loro parte creativa. La creatività attiva il cervello, aiuta a concentrarsi su altro, è un buon antidoto contro la paura.
Postilla. Prestare attenzione ai bambini che per temperamento e carattere sono sensibili ed ansiosi…le paure trovano terreno fertile nel quale radicarsi e diventare più profonde ed invasive. In questo caso è opportuno contemplare la possibilità di rivolgersi ad un professionista.
Può essere anche utile fare affidamento a sportelli o spazi appositamente pensati per questo periodo di distanziamento. Io sono curatrice di questo spazio.