Adolescenza: periodo di cambiamenti e crisi
L’adolescenza è un periodo cambiamenti e conseguentemente di crisi … è importante però discernere tra una crisi sana ed una patologica. Qualsiasi cambiamento importante implica un periodo di crisi e quindi di messa in discussione. Quali cambiamenti avvengono in adolescenza?
– cambiamenti a livello fisico: modifiche corporee, sessualità;
– cambiamenti a livello emotivo: emergono prepotentemente nuove emozioni che necessitano di essere identificate e regolate;
– cambiamenti a livello cognitivo: emerge il pensiero riflessivo e la capacità di riflettere sul proprio funzionamento emotivo e cognitivo;
– cambiamenti a livello relazionale: prime relazioni sentimentali e cambiamenti nel modo di muoversi nel nucleo famigliare e nel gruppo di pari.
Crisi patologica: cosa tutela e cosa espone ad essa?
Fattori protettivi e di rischio possono essere rintracciati dentro e fuori l’individuo.
A livello personale la presenza di buone capacità riflessive e di autosservazione è un eccellente indicatore della possibilità di affrontare in modo funzionale le crisi personali. La capacità di contestualizzare, di dare un consono e coerente significato a quanto accade, di riconoscere ed attingere alle proprie risorse facilita l’evolversi in senso positivo della situazione critica.
A livello interpersonale giocano un ruolo cruciale le relazioni nel nucleo famigliare e nel gruppo di pari. Ha una funzione protettiva la presenza di genitori o adulti significativi capaci di offrire una sponda di contenimento resistente ma affettuosa e capaci di dare un senso alle eventuali battute di arresto. Altrettanto importante per una evoluzione positiva è la presenza di amicizie significative grazie alle quale sperimentare in un contesto protetto cooperazione, agonismo e sessualità.
Come riconoscere una crisi patologica? Non esistono segnali univoci … ognuno di noi è unico e manifesta la propria sofferenza in modo differente. È però importante prestare attenzione alla:
1) comparsa di sintomatologie specifiche e persistenti nel tempo quali disturbi del comportamento alimentare, problematiche ansiose, atti auto ed etero lesivi;
2) tendenza ad evitare le sfide quotidiane attraverso scorciatoie ingannevoli quali l’uso di sostanze di vario genere.
Quando è considerare la possibilità di un intervento psicologico/psicoterapeutico?
Innanzitutto una considerazione introduttiva. Pensare di farsi aiutare in adolescenza è sovente particolarmente costoso a livello emotivo. L’adolescenza, oltre ad essere il periodo del cambiamento sotto differenti punti di vista, è anche la fase di vita nella quale per la prima volta ci si misura con il bisogno di indipendenza, di riconoscimento da parte degli altri, di differenziazione: come è possibile coniugare questi bisogni con il chiedere aiuto ad un adulto che in quanto tale fa parte di qual mondo dal quali si cerca di affrancarsi?
Importante è l’approccio alla crisi adolescenziale … un intervento si rivela utile quando i dubbi su se stessi, gli interrogativi sulla propria identità, l’insoddisfazione per il proprio corpo, le tensioni con i genitori o con il gruppo dei pari o in generale tutto ciò che contraddistingue la crisi adolescenziale assumono un peso eccessivo, procurano uno stato di sofferenza, si protraggono troppo a lungo o diventano invasivi alterando così la qualità della vita.
Sovente la richiesta di aiuto non arriva dall’adolescente ma dai genitori. In questo caso è fondamentale capire
1) se l’adolescente sa della richiesta dei genitori,
2) quale è la posizione dell’adolescente circa la richiesta dei genitori (è d’accordo o no con la loro presa di posizione?),
3) quale è la visione che l’adolescente ha di sé e della propria vita nel momento della richiesta (riconosce la presenza di disagio o stato di sofferenza che sarebbe utile vedere ed affrontare?).
In funzione di questi elementi è possibile se è il caso di proporre un intervento e quale tipologia è più consona alla situazione (lavoro individuale con l’adolescente, consulenza ai genitori, entrambi).