Sindrome di Alice nel Paese delle meraviglie: dalla favola alla neurologia
Il nome Sindrome di Alice nel Paese delle Meraviglie è stato coniato per la prima volta nel 1955 dallo psichiatra britannico Todd per indicare un gruppo particolare di sintomi percettivi associati all’emicrania e all’epilessia. Alcuni suoi pazienti che soffrivano di emicrania o epilessia riportavano illusioni relative al proprio corpo (sentirsi troppo alti o troppo bassi o avere l’impressione che parti corporee mutassero forma o dimensione).
Sintomi essenziali ed accessori: di cosa stiamo parlando?
Quali sono i sintomi essenziali?
I sintomi essenziali sono quelli che emergono più frequentemente e si riferiscono ad alterata percezione di dimensione e forma del proprio corpo o di parti di esso.
Quali sono i sintomi accessori?
Si tratta di sintomi aggiuntivi che possono accompagnare quelli più comuni. Tra i sintomi assessori figurano illusioni visive (si percepiscono le altre persone o gli oggetti più piccoli o più grandi, più distanti o più vicini, mutati di posizione), distorsioni temporali, sensazioni di levitazione e difficoltà a riconoscere i volti, vere e proprie dissociazioni.
Non potrebbe essere confuso con un quadro psicotico?
I sintomi sono solitamente riconosciuti dai pazienti e vissuti come qualcosa di strano e anormale: questo è un aspetto di differenziazione dagli individui psicotici che vivono invece le allucinazioni come reali e come parte di se stessi. Si tratta inoltre di sintomi temporanei e di breve durata, con un’origine neurologica chiaramente identificabile
Qual è l’origine della Sindrome di Alice nel Paese delle Meraviglie?
Molti studi hanno cercato di indagare quali siano le cause che portano allo sviluppo di questa sindrome.
L’ipotesi ad oggi più avvalorata è che il complesso di sintomi sia dovuto ad un’anormale eccitazione corticale: ad una alterata trasmissione elettrica di segnali seguirebbero anomali apporti di sangue alle aree deputate alla formazione delle percezioni.
Sono state anche ipotizzate cause psichiatriche nello specifico associazioni tra la sindrome e i disturbi depressivi o il disturbo schizoaffettivo.
Infine alcuni studi hanno evidenziano che alla base dei sintomi potrebbe esserci perfino l’assunzione di alcuni farmaci per esempio anticonvulsionanti.
Come intervenire?
Non esiste un trattamento specifico per la Sindrome , solitamente si propone un trattamento farmacologico che va ad agire sul fattore che si suppone scatenante.
Importante prevedere un intervento psicologico che aiuti i pazienti nella normalizzazione della sintomatologia. Molti pazienti vivono le distorsioni percettive come qualcosa di non normale, e conseguentemente provano sentimenti di confusione, di vergogna e di paura, che alimentano chiusura sociale.