Psicologia delle emergenze: intervento immediato
Cosa intendiamo per Psicologia delle emergenze?
La Psicologia delle emergenze ha come finalità lo studio, la prevenzione e il trattamento dei processi psichici, delle emozioni dei comportamenti che si determinano prima, durante e dopo gli eventi critici. Sono oggetto di studio e di intervento sia il singolo individuo che la comunità colpita dall’evento traumatico, con il fine di aiutare a prevenire o superare quei fenomeni psichici che si determinano a seguito di un evento traumatico.
In Italia la Psicologia delle emergenze ha poco più di venti anni ed il suo sviluppo è imputabile ad un cambiamento di prospettiva: è stato superata l’attenzione esclusiva al corpo e alle ferite fisiche e si è iniziato ad occuparsi anche delle ferite psichiche, altrettanto gravi e profonde di quelle fisiche.
Cosa intendiamo per emergenza?
Emergenza è “ogni situazione in cui è necessario attivare risorse di soccorso fuori dell’ordinario (legge 225/feb.1992 art.5).
In quest’ottica si possono distinguere:
-incidente semplice (es. piccola frana,incidente stradale, incendio circoscritto…);
-incidente (es. incidente stradale o industriale con decine di vittime);
-catastrofe o disastro.
Quale è lo scopo di un pronto intervento psicologico?
Un pronto intervento psicologico in caso di eventi critici ha diverse finalità tra cui:
– prevenire ulteriori danni fisici e psicologici;
– aiutare a stabilizzare la risposta comportamentale immediata;
– se possibile promuovere un rapido ritorno a livelli di funzionamento precedenti all’incidente;
– semplificare gli interventi dei soccorritori, contenendo o evitando reazioni di panico.
L’intervento sulla vittima di situazioni di emergenza non deve occuparsi solo delle ferite del corpo, ma anche del necessario sostegno psicologico, dell’infusione di fiducia, sicurezza e autostima, dell’elaborazione e dell’eliminazione del dolore.
Come si articola l’intervento di soccorso?
L’intervento di soccorso si articola in varie fasi e a ciascuna di esse si associano specifiche reazioni del soccorritore:
1) Allarme: prende avvio dalla comunicazione di un evento critico grave e si caratterizza per:
-reazioni fisiche (accelerazione del battito cardiaco, aumento pressorio, difficoltà respiratorie);
-reazioni cognitive (disorientamento, difficoltà nel dare senso alle informazioni ricevute e nel comprendere la gravità dell’evento);
-reazioni emozionali (ansia, stordimento, shock, paura per ciò che si incontrerà sulla scena dell’evento, inibizione in alcuni altri casi);
-reazioni comportamentali (diminuzione dell’efficienza, aumento del livello di attivazione, difficoltà di comunicazione).
2) Mobilitazione: superato l’impatto iniziale gli operatori si preparano all’azione. In questa fase sono presenti in tono minore la maggior parte dei vissuti e delle reazioni della fase precedente.
3) Azione: il soccorritore inizia l’intervento di primo soccorso a favore delle vittime. Emergono in questo momento emozioni contrastanti: si passa da momenti di euforia (quando si riesce efficacemente a prestare aiuto), a sentimenti di delusione, colpa, inadeguatezza (quando l’intervento non ha successo). Sono anche in questa fase rintracciabili marker fisici (aumento del battito cardiaco, della pressione, della frequenza respiratoria, nausea, sudorazione, tremore, ecc.), cognitivi (difficoltà di memoria, disorientamento, confusione, perdita di obiettività, difficoltà di comprensione), emozionali (senso di invulnerabilità, euforia, ansia, rabbia, tristezza, sconforto, apatia, assenza di sentimenti), comportamentali (iperattività, facilità allo scontro verbale o fisico,aumento dell’uso di tabacco, alcol, farmaci, perdita di efficienza ed efficacia nelle azioni di soccorso, ecc.).
4) Lasciarsi andare: è la fase del rientro del volontario dopo l’intervento di emergenza sulla catastrofe. Il soccorritore porta a casa con sé un carico emotivo ed un complesso di vissuti che necessitano di essere elaborati e metabolizzati. Esistono contenuti psichici negativi inibiti durante la fase di azione, che trovano poi la forza di riemergere e manifestarsi nella fase del lasciarsi andare. Tra questi particolarmente comuni sono: la difficoltà nel distendersi, nel rilassarsi, nell’addormentarsi, la tristezza, la tensione, il riaffiorare di episodi e vissuti particolarmente forti sul piano emotivo, la rabbia.
Quali rischi corre il soccorritore?
Oltre al paziente, anche il soccorritore è sottoposto a stress e le difficoltà possono essere sia fisiche che psichiche, aldilà di ogni tipologia d’intervento.
Esiste una vera e propria sindrome che può colpire i soccorritori, la “critical incident stress syndrome” (CISS) che si connota per:
– componente fisica: nausea, problemi gastro-intestinali, tremori muscolari, aumento del ritmo respiratorio e della pressione sanguigna, alternanza di iperattività e spossatezza, disturbi del sonno, alimentari e sessuali;
– componente emozionale: senso di colpa, rabbia, oscillazioni dell’umore, repressione dei sentimenti, angoscia, paura, perdita dell’autostima, depressione,
– componente cognitiva: disorientamento, incapacità a concentrarsi, incapacità di giudizio, difficoltà di memoria, amnesia.
La Critical Incident Stress Sindrome può evolvere nel tempo in quadri clinici quali Disturbo Acuto da Stress e Disturbo Post Traumatico da Stress.