Non solo Sindrome della capanna ma nuova consapevolezza
Reazioni individuali alla pandemia
Siamo ormai alla fase 3, i cambiamenti sono stati tanti, il ritorno alla normalità lento ma progressivo.
Ognuno di noi si è lasciato alle spalle in modo differente il periodo del lockdown.
Più volte, anche nel nostro Blog, si parlato di Sindrome della capanna o del prigioniero. Si tratta di uno stato di demotivazione, malinconia, ansia, affaticamento o semplicemente voglia di non uscire che ha interessato molte persone nella fase 2. Alla base di questi vissuti la paura di abbandonare la certezza di un luogo sicuro per l’incertezza di un mondo insicuro oppure una vera e propria reazione fobica al virus.
Demotivazione, malinconia, ansia, affaticamento e voglia di non uscire possono essere lette ed interpretate solo con la Sindrome della capanna? No!
Alla base di questi stati d’animo e vissuti potrebbe esserci una nuova consapevolezza, una rivalutazione dello stile di vita al quale eravamo abituati, una ridefinizione di desideri ed aspettative.
Le nostre vite nel pre-lockdown erano caratterizzate da frenesia, produttività, ritmi accelerati.
La pandemia ha consentito di riscoprire la lentezza. Si è dedicato più tempo ai propri figli, al proprio partner, alla casa, agli hobbies e a tutte le cose che prima venivano continuamente rimandate.
Quando i contagi sono calati e si è concretizzato il ritorno alla normalità, molti si sono accorti che in fondo non era poi così male quella vita a misura d’uomo e hanno iniziato a provare ansia all’idea di ricominciare. La frenesia li avrebbe nuovamente risucchiati costringendoli a rinunciare a se stessi, agli altri e a una vita diversa.
Se così fosse non c’è nulla dal quale dover “guarire”!
C’è sicuramente da capitalizzare la consapevolezza acquisita e concedersi di ridefinire la propria vita alla luce di essa, non rinunciando a tutto ciò che il lockdown ci ha fatto riscoprire.